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Inserito il:
12/03/2015
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La mia VdA
Un angolo di (Gran) Paradiso
In Valsavarenche, nel Parco del Gran Paradiso, Alessandro ha trovato il suo posto del cuore

Quello con la Vallée è stato il classico coup de foudre scoccato quando avevo sei anni, le fiamme scaturite da quella scintilla continuano ad ardere a distanza di oltre 35 anni.
Appena chiusa alle spalle la porta della strettoia di Bard mi sento al sicuro come un pulcino nel guscio, ogni Valle, ogni borgo, ogni vetta sono sempre pronte ad accogliermi.
Ho scoperto Pont di Valsavarenche in una giornata uggiosa di fine estate e mai avrei immaginato che, un anno dopo, quello sarebbe diventato il mio posto del cuore.
Una minuscola mansarda in pietra, incastonata tra cime maestose, vicina a torrenti impetuosi che scendono dai ghiacciai e dove non è rado aprire la porta e scorgere, oltre il caratteristico ponte in legno che ne segna l’ingresso, una volpe in cerca di cibo davanti ai cespugli dei lamponi.
Per quattro anni è stata la base dalla quale partire per magnifiche escursioni in solitaria o accompagnato da mia moglie e dalla mia bimba, un rifugio per cancellare le scorie di un anno passato tra le scartoffie e riscoprire le gioie del contatto con la natura prendendo la distanza dalla cosiddetta civiltà.
Grazie alla mia curiosità ed ai consigli dell’amico Enzo, guardaparco conosciuto poco dopo l’approdo a Pont, ho scoperto luoghi meravigliosi ricchi di una flora ed una fauna che giustificano ampiamente l’istituzione e la salvaguardia del Parco Nazionale nel quale è compreso tutto il territorio della “Valsavara”.
E’ diventata una piacevole abitudine l’ascesa mattutina alla Croce de la Roley per godere dello spettacolo dell’alba di fronte al Gran Paradiso, soffermandomi ad immortalare le farfalle ancora immobili sui fiori dove si erano posate per passare la notte, per poi costeggiare il torrente che scende dal piano del Nivolet in cerca di scorci insoliti e suggestivi.
Cogliendo fior da fiore mi preme menzionare due delle innumerevoli perle della zona, Plan Borgnoz, terrazzo naturale di fronte al Gran Paradiso dove è facile scorgere un gipeto in volo sopra il ghiacciaio di Entrelor ed il vallone di Levionaz dove si riscontra un’altissima densità di stambecchi e camosci.
Dalla piccola finestra della cucina (che in realtà era anche soggiorno e ingresso…) si poteva ammirare una delle montagne più affascinanti della VdA, la Grivola, un quattromila mancato dalla forma inconfondibile, ne cercavo la sagoma appena sveglio per capire come sarebbero state le condizioni meteo della giornata appena nata.
Un vero toccasana passeggiare lungo il torrente Savara verso il vallone del Grand Etret, mentre Erika scorrazzava felice e noi ci godevamo la frescura ammirando le vette che ci facevano da cornice; la merenda era assicurata dai frutti di bosco abbondanti in ogni zona, col tempo abbiamo imparato dove dirigerci per assicurarci fragole, lamponi e mirtilli in gran quantità.
La sera ci regalava momenti di pura estasi, avvolti nei plaid ci sdraiavamo sulle pietre mentre il cielo cominciava a cambiare colore e tutte le stelle del firmamento si accendevano come un enorme albero di Natale ad illuminare il Ciarforon, la Tresenta e la Becca di Monciair; quanto può essere diversa la volta celeste ammirata dalla città e dai duemila metri, tantissimo, ve lo assicuro!
Poi la famiglia è cresciuta, la mansarda è diventata troppo piccola e abbiamo dovuto prendere la decisione di cambiare il nostro nido; ma quella rimarrà sempre “la nostra casetta” ed un giorno tornerò a prendere l’oggetto che ho lasciato prima di chiudermi la porta alle spalle per l’ultima volta…
Testo e foto di Alessandro Fronza (dal microscopico all’immenso)
- Il nostro nido
- Prime stelle sulla Becca di Monciair
- Levionaz
- Spunta la luna dal monte
- Nigritella nigra
- Riflessi al piano del Nivolet
- Dal Grand Collet al Nivolet
- Plan Borgnoz
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Come si fa a non amare la Valle d’Aosta?
tutto bello articolo e foto…e l’amore per la Val D’Aosta….
Mi sorge spontanea una domanda…..che oggetto hai dimenticato??
Bellissimo
bravo Alessandro